La lingua di Alice in evoluzione è fonte continua di
divertimento e stupore.
Perché è una finestra aperta sulla sua mente, sul suo modo di ragionare
bambino. E geniale.
Ora ha un anno e 9 mesi. Se “questa” è “chetta” e quella è “chella”, allora la
forchetta è “forchetta” se è in mano di Alice, ma è “forchella” se è in mano a
mamma.
Io sono indubbiamente “mamma”, e il mio compagno è
indubbiamente “babbo”, ma se siamo insieme per lei siamo “bamma” o “mabbo”,
insomma un’entità unica. Che bimba romantica.
La mamma (che poi sarei io) sgrida sempre la nonna perché
parla ad Alice usando diminutivi per ogni cosa, ricordate che ne avevo già
parlato
qui?
Bene. Mia madre non ha ancora capito e parla ancora così, Alice invece è una
bimba sveglia a quanto pare, perché per pulirsi le mani aborre la salvietta,
lei vuole la “salbia”, e il suo affettato preferito al momento è l’arrosto, ma
non di tacchino, piuttosto di “tacco”. Veh, nonna: impara!
Dopo una settimana di pioggia quasi costante, nonostante i
nostri peregrinaggi tra romagna e toscana, Alice, nota frequentatrice assidua
di parchi e tossica da scivolo (anzi “shilololo”), al primo raggio di sole oggi
chiede insistentemente di uscire. C’è mia madre in visita.
“Mamma, nonna, Lice giù. Shilololo”
“Sì bella, adesso nonna ti porta giù”
“Shilololo tutto jiato (bagnato)”
“Sì, ma senti questo rumore? (rumore di tosaerba in sottofondo) Il nonno sta
preparando l’erba per Alice”
“Mamma, senti ‘mmohe*: nonno shuga ebba phon!”
Siete timide e non commentate mai, ma mi farebbe davvero
piacere che mi scriveste anche le chicche dei vostri bimbi. Io le trovo così
affascinanti…
Aggiornamento: questo post partecipa al censimento della
Bimbipedia!
*'mmohe è la parola che indica "rumore", ma anche "amore".
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